Sotto accusa negli Stati Uniti gli spot televisivi sui farmaci con obbligo di prescrizione, leciti oltreoceano, ma vietati in Europa: uno studio dell'università della Georgia ha infatti rilevato che, in media, su 60 secondi di pubblicità del prodotto, solo otto (il 13% del totale) sono dedicati a fornire informazioni relative ai possibili rischi provocati dall'uso del medicinale. E secondo gli esperti si tratta di un tempo troppo limitato per far arrivare al pubblico un messaggio completo e non pericoloso.
Wendy Macias e il suo team, composto da docenti di comunicazione e giornalismo, si sono concentrati sull'analisi quali-quantitativa dei principali spot tv sui medicinali etici che appaiono durante un'intera settimana fra un programma e l'altro, raggiungendo milioni di persone. A saltare all'occhio degli esperti è stata, oltre alla scarsità di informazioni sui rischi legati all'uso dei farmaci, la 'forma' con cui questi dati vengono resi noti durante la pubblicità: nella maggior parte dei casi è una voce che illustra il cosiddetto 'disclaimer', ma solo nel 2,2% tale voce è accompagnata dalle relative scritte sullo schermo.
Un ulteriore 2% degli spot presi in considerazione non menziona addirittura alcun dato sugli effetti indesiderati, infrangendo del tutto la pur poco chiara legge in materia fissata dalla Food and Drug Administration (Fda), che obbliga le aziende "a creare pubblicità che bilancino le informazioni sull'efficacia e la sicurezza dei farmaci con quelle sui rischi".
Wendy Macias e il suo team, composto da docenti di comunicazione e giornalismo, si sono concentrati sull'analisi quali-quantitativa dei principali spot tv sui medicinali etici che appaiono durante un'intera settimana fra un programma e l'altro, raggiungendo milioni di persone. A saltare all'occhio degli esperti è stata, oltre alla scarsità di informazioni sui rischi legati all'uso dei farmaci, la 'forma' con cui questi dati vengono resi noti durante la pubblicità: nella maggior parte dei casi è una voce che illustra il cosiddetto 'disclaimer', ma solo nel 2,2% tale voce è accompagnata dalle relative scritte sullo schermo.
Un ulteriore 2% degli spot presi in considerazione non menziona addirittura alcun dato sugli effetti indesiderati, infrangendo del tutto la pur poco chiara legge in materia fissata dalla Food and Drug Administration (Fda), che obbliga le aziende "a creare pubblicità che bilancino le informazioni sull'efficacia e la sicurezza dei farmaci con quelle sui rischi".
Anche se l'accusa non riguarda noi europei,gli spot sembrano assomigliare molto.Qui sotto ci sono due esempi di pubblicità dell'aspirina.La "semplicissima e innocua" aspirina.
La prima,quella dell'aspirina classica,é del 1995.
La seconda,abbastanza recente,presenta la nuova aspirina in granuli,che ha lo stesso principio dell'aspirina classica.
Da notare come é cambiato il ("commento") finale della pubblicità.....!
Pagine Multinazionali Medicina Malattie
6 opinioni:
Beh ma veramente non ci trovo niente di strano, visto che le multinazionali hanno ovviamente interesse ad avere una popolazione malaticcia! :((
Non esistono medicine semplici ed innocue... ricordo il Coltergan negli anni sessanta in Germania che era un semplice sonnifero che veniva perfino consigliato per le donne in gravidanza e che ha provocato bambini malformati senza braccia e gambe (fatto vero)
Ed allora sinceramente, pubblicità semplici e poco dettagliate non sono da me condivise mai, ma soprattutto se si tratta di farmaci.
Io spero solo di non ammalarmi mai.
ohiii ti invito a prenderti un bel premio dal mio blog!! ;)
io sono dell'idea che i farmaci non vadano presi se non in casi estremi
...capirai, già il famoso disclaimer è letto in un secondo a velocità supersonica tipo Alvin, negli stati uniti neanche ci perdono tempo.
Condivido il commento di Daniele Verzetti.
Ciao
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