domenica 25 novembre 2007

Lavoro=Schiavitù?




Voglio fare una considerazione sul lavoro,che io penso sia una delle malattie più diffuse nella nostra società,nel modo in cui lo viviamo intendo. Trascrivo un pensiero di silvano agosti,che esprime molto meglio di me un mio stesso pensiero,tratto dal "genocidio invisibile" che potete trovare nel suo diario azzurro.

Il pianeta Terra viene definito “pianeta azzurro” perché, nell’insieme degli universi conosciuti, è il solo a ospitare il mistero della vita. Ospita il mistero della vita o, per ora, solo l’incognita dell’esistenza?Questo interrogativo si pone rispetto all’insieme degli esseri viventi.Tuttavia l’essere umano sembra essere il solo animale capace di essere cosciente della propria storia , disposto ad ascriversi in esclusiva il privilegio della vita e ponendosi al vertice della scala biologica.Nell’attuale cultura tuttavia, non si parla mai della vita e delle sue caratteristiche di diversità qualitativa nei confronti della semplice esistenza.La vita sembra non essere argomento di alcuna ricerca, o di confronto o di progetti immediati. Anzi, quando qualcuno tenta di ricordare ai propri simili la grandezza del vivere viene quasi sempre eliminato, Socrate, Gesù Cristo, Spartaco, Luther king, Giordano Bruno, Gandhi…!Né mai ci si riferisce, nelle rivendicazioni o nei propositi di riscatto sociale, all’essere umano in quanto tale.Facciamo un esempio: se si afferma che l’essere umano per procurarsi il necessario ha diritto a lavorare non più di tre ore al giorno o di un paio di giorni la settimana, diviene ridicolo discutere sulle trentacinque invece che quaranta ore di lavoro settimanali degli operai o degli impiegati.Il primo diritto sacro e inalienabile dell’essere umano è dunque il diritto alla vita.Quindi non ha alcun senso investire la quasi totalità delle proprie giornate in attività indispensabili a consentirci di vivere se poi manca il tempo necessario a godersi la vita.E’ assurdo e cinico parlare di vita a qualcuno che o è ossessionato dall’idea di “trovar lavoro” o, avendolo trovato, trascorre gran parte del suo tempo appunto lavorando ,o quando, semi annullato da un’intera esistenza di faticosa sottomissione al mondo del lavoro, va finalmente “in pensione”.“La pensione”, nota anche come l’anticamera della morte.Sembrerebbe dunque semplice, anche considerando l’apporto strepitoso delle nuove tecnologie, realizzare un’organizzazione del sociale più favorevole a far sì che gli esseri umani possano avere il tempo per vivere, per stare con i propri cuccioli, per imparare a conoscere e amare se stesi e il mondo.Ma allora come mai, pur avendo le tecnologie diminuito migliaia di volte i tempi della produzione, l’orario di lavoro è rimasto più o meno inalterato?Chi ha interesse a mantenere inalterato lo status quo, come se ancora l’agricoltura fruisse dell’aratro trainato dai buoi e le fabbriche fossero legate alla manualità invece che modernizzate con le nuove tecnologie?Ne consegue forse il crollo dell’industria farmaceutica, in quanto la serenità e la gioia di vivere sarebbero sufficienti a mantenerlo in buona salute sempre.O forse ne consegue il crollo dell’industria consumistica in quanto l’”operaio”, lavorando tre o quattro ore al giorno avrebbe un tempo da dedicare alla vita e spunterebbe in lui la pulsione creativa, trovando soddisfazione nella propria laboriosità senza dover recuperare alcuna frustrazione?Ma sarà opportuno spiegare a costoro, ai cosiddetti capi del mondo che, impedendo a tutti gli esseri umani di vivere, anche loro, i potenti, debbono accontentarsi di una parodia della vita, anche loro sono costretti al “solo esistere” sia pure nelle penombre di immense e lussuose ville, in cui i silenzi sono solcati dal passo dei servi o di governanti sottomesse o figli inebetiti dai privilegi.Insomma è tempo di organizzare la comunità umana non più nella tradizionale struttura piramidale, ma in una nuova struttura sferica, dove ognuno possa essere equidistante dal centro che è, appunto, la vita.Avviene invece quotidianamente un vero e proprio genocidio non tanto dei corpi quanto delle personalità di milioni, anzi miliardi di uomini, assediati come sono da falsi problemi, false culture, false superstizioni, false credenze, falsi progetti, false promesse.

Per leggere intero "il genocidio invisibile" dal diario 1/10/2007al diario 20/11/2007.

2 opinioni:

cris ha detto...

bravo lele, hai colto in pieno il problema.l"essere umano ha perso il vero senso dell"esistenza:perchè viviamo?non puo essere solo per il lavoro,anzi forse non dovrebbe neppure esistere il lavoro.io penso che "il vivere" deve servirci per incrementare la conoscenza ultra terrena:la spiritualita interriore di ogni singola persona sulla terra è destabilizzata anche ma non solo dal lavoro.quando l"uomo aprira finalmente "il terzo occhio"capira' che il lavoro gli avra portato via tanto di se stesso.diamo un valore ad uno oggetto materiale e non diamo valore a noi stessi!il benessere non sta nei soldi,ma nel cuore di ognuno di noi.il vero motore dell"amore è amare.

tangalor ha detto...

Hai perfettamente ragione. Oggi siamo malati di lavoro e lavoriamo troppo e male... siamo schiavi!!